C’è una strada che scende verso San Pietro, che fu teatro (siamo nell’anno 1849) della difesa della Repubblica Romana contro i francesi chiamati da Pio IX. La Repubblica era nata da poco, quando, il giorno 24 aprile, ottomila francesi sbarcarono a Civitavecchia. I patrioti italiani, con un gesto fortemente creativo, arredarono la strada verso Roma con cartelli inneggianti all’articolo quinto della Costituzione francese (che ovviamente i transalpini stavano infrangendo). Il cartello così diceva: “La Francia non impiegherà mai le sue forze contro la libertà di un altro popolo”.
Prima i francesi furono sconfitti in uno scontro a Porta San Pancrazio, ma le truppe transalpine sferrarono proprio al Gianicolo (il giorno 26 giugno) l’attacco decisivo. Molto sangue fu versato e alla fine la collina fu espugnata dai francesi dopo durissimi scontri. Nel 1883 le nuove istituzioni italiane acquistarono l’area e la collina che domina Trastevere e ospita, per ricordare quel momento del Risorgimento, il “Parco della Memoria”, con la volontà di rammentare tutti i protagonisti che presero parte alle lotte ottocentesche per la liberazione del territorio nazionale contro l’oppressore straniero.
Questa serie di busti del Parco sul Gianicolo non ha l’attenzione che merita, sebbene trasmettano un pezzo importante della storia d’Italia: troviamo infatti anche il monumento equestre a Giuseppe Garibaldi e quello dedicato alla sua compagna Anita (la brasiliana che è stata la donna più famosa del Risorgimento italiano). I busti di marmo raffigurano molti combattenti garibaldini e sicuramente non è casuale la loro collocazione sulla strada che scende verso San Pietro. Tra gli altri, il ricordo di Righetto, morto a 12 anni sotto Ponte Sisto e quello di Carlo Pisacane, famoso rivoluzionario ucciso con altri trecento “giovani e forti” vicino Salerno. C’è anche Angelo Brunetti detto Ciceruacchio, personaggio popolare presente in molti film su Roma: la prima trasposizione cinematografica di Angelo risale al 1915; nel 1952 Ciceruacchio è presente tra le “Camicie rosse” di Goffredo Alessandrini e Francesco Rosi; nel 1990 in “In nome del popolo sovrano” di Luigi Magni e infine nel 2012 viene ricordato in “Anita Garibaldi”, mini serie TV. Tra i busti c’è anche quello di una donna, morta a 22 anni, Colomba Antonietti, che per combattere si finse maschio e si tagliò i capelli. I romani salgono al Gianicolo soprattutto nei giorni di festa, per passeggiare lungo i viali alberati e godere del magnifico panorama ma non tutti purtroppo conoscono la storia presente tra i marmi e i busti…