Quanto vale il turismo per il lavoro, l’economia globale e lo sviluppo dei territori e delle economie locali connesse? La risposta è: tanto. Secondo i dati diffusi dalla Unwto, l’Organizzazione mondiale del Turismo delle Nazioni Unite, il settore è foriero del 10% dei posti di lavoro nel mondo (ricordiamo che è anche parte dell’ottavo obiettivo di sviluppo sostenibile dell’Onu). In Italia, secondo Iriss-Cnr, il turismo muove 100 miliardi di euro. Nel mondo siamo a quasi 9mila miliardi con quasi 320 milioni di posti di lavoro collegati (dati del World Travel & Tourism Council).
Riguardo al PIL e al turismo in Italia, è necessaria qualche precisazione che proviene dal convegno indetto a metà dicembre 2018 presso la Banca d’Italia: il dato del 5,5% del PIL si riferisce al cosiddetto impatto diretto della spesa turistica sull’economia di un Paese (con la metodologia del conto satellite del turismo dal WTTC per il 2017). Oltre a questo gettito “diretto” fornito a PIL e occupazione, però, si stima anche l’impatto complessivo del turismo che ingloba anche gli effetti “indiretti” e “indotti”. Calcolando che rilevare con esattezza l’impatto economico del turismo è impresa molto difficile, si può azzardare che il doppio fronte possa pesare sino al 13% del PIL italico.
Vogliamo chiudere questo post non con le parole di un economista e neppure con ulteriori dati, bensì con il pensiero del Papa Giovanni Paolo II: “l’attività turistica può svolgere un ruolo rilevante nella lotta alla povertà sia dal punto di vista economico che sociale e culturale. Viaggiando si conoscono luoghi e situazioni diverse e ci si rende conto di quanto grande sia il divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri. Si possono, inoltre, meglio valorizzare le risorse e le attività locali, favorendo il coinvolgimento dei segmenti più poveri della popolazione”.