Innanzitutto l’etimologia della parola: il termine “pinsa” viene dal latino “pinsere” (stendere, allungare) e infatti la pallina per fare questa pizza romana viene stesa allungandola; per questo motivo, inoltre, la sua forma è ovale, così come veniva preparata anticamente dai Romani.

Qualcosa che ha a che fare con il copiare qualcosa di altri luoghi (la pizza napoletana per esempio)? Tutt’altro! La pinsa romana, vera antenata di quella napoletana, ha origini molto antiche e si è imposta nella modernità per la morbidezza del suo impasto, croccante all’esterno e per la sua elevata digeribilità. Naturalmente all’interno della sconfinata offerta di ricette di tradizione italica non vuole certo sostituire la pizza napoletana: è soltanto un’ulteriore prova della cultura antica che sta dietro le mille varianti del sapore della cucina nostrana.

Le pinserie iniziano a fiorire sempre più spesso al giorno d’oggi e cominciano ad essere di facile reperibilità: questo è sicuramente un ottimo riscontro per questo piatto sia da parte dei ristoratori che da parte dei clienti/consumatori.

Differenza tra pizza napoletana e pinsa romana

Malgrado venga nominata nell’Eneide, fino a poco tempo fa la pinsa era conosciuta solamente nella Capitale e nel territorio circostante. Nell’arco di pochi anni, si contano ormai però più di 5.000 pinserie sparse in tutto il mondo.

Nata in tempi antichissimi, la pinsa può essere considerata, come dicevamo prima, un’antenata della pizza. Proviamo a descriverla: la moderna pinsa è una rivisitazione dell’antica ricetta proveniente dalle popolazioni contadine romane e si tratta quindi, come dicevamo in un post precedente sulla cucina romana, di vera e propria cucina povera e popolare per cui, nell’antichità, macinando diversi tipi di cereali (miglio, orzo, farro) ed aggiungendo sale ed erbe aromatiche, si preparavano classiche schiacciate o focacce, dalla forma allungata. Questo cibo friabile, croccante e leggero che parte dall’antica Roma sta diventando una vera e propria moda nell’ambito della pizzeria/focacceria.

Ecco, in sintesi, le caratteristiche della pinsa romana: innanzitutto la forma è ovale ed allungata; poi l’impasto deve essere soffice e insieme croccante (per la lunga lievitazione che supera le 24 ore, l’alto contenuto di acqua, la presenza del lievito madre, l’assenza di grasso animale e l’impiego di una quantità limitata di olio) e infine vengono utilizzate farine speciali (frumento ma anche miglio, orzo e farro) proprio per creare un impasto leggero.

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